Abbiamo provato ad immaginare alcune soluzioni per porre maggiore attenzione sul tema del bullismo e del cyberbullismo a livello comunale.
Gli studi dimostrano che oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni ha subito episodi di bullismo e tra chi utilizza quotidianamente il cellulare (l'85,8% dei ragazzi), ben il 22,2% riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo, a ricordarlo è la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale.
Se però è noto ai più quali siano gli episodi di bullismo, il cyberbullismo appare qualcosa di totalmente nuovo. Il cyberbullismo è definito come:
un atto aggressivo, intenzionale condotto da un individuo o un gruppo usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può facilmente difendersi.
Esso ha degli aspetti peculiari che ne ingigantiscono la portata e l'impatto sulla società: il bullo gode del vantaggio dell’anonimato in rete, ha a disposizione un pubblico più vasto su cui esercitare la propria influenza e con alcuni artifizi può venire in possesso dei dati della vittima.
La vittima al contrario può invece avere delle difficoltà a scollegarsi dall'ambiente informatico, non sempre ha la possibilità di vedere il volto del suo aggressore e può avere una scarsa conoscenza circa i rischi insiti nella condivisione delle informazioni personali su Internet.
Una recente ricerca ha cercato di studiare meglio il fenomeno del suicidio adolescenziale e se effettivamente l’associazione cyberbullismo/suicidio adolescenziale sia statisticamente più significativa di quanto si crede.
Gli autori dello studio hanno così concluso che il cyberbullismo è un fattore presente in alcuni suicidi, ma quasi sempre ci sono altri fattori come la malattia mentale o la presenza di altre forme di bullismo, come quello faccia a faccia, in questo quadro il cyberbullismo in genere rientra nel contesto del normale bullismo e molto spesso il bullismo fisico viene associato a forme di cyberbullismo.
I segnali che possono aiutare un genitore a capire se il proprio figlio è vittima di cyberbullismo sono i seguenti:
– Utilizzo eccessivo di internet. – Chiudere le finestre aperte del computer quando si entra nella camera. – Rifiuto ad utilizzare Internet. – Comportamenti diversi dal solito. – Frequenti invii attraverso Internet dei compiti svolti. – Lunghe chiamate telefoniche ed omissione dell’interlocutore. – Immagini insolite trovate nel computer. – Disturbi del sonno. – Disturbi dell’alimentazione. – Disturbi psicosomatici (mal di pancia, mal di testa, ecc). – Mancanza di interesse in occasione di eventi sociali che includono altri studenti. – Chiamate frequenti da scuola per essere riportati a casa. – Bassa autostima. – Inspiegabili beni personali guasti, perdita di denaro, perdita di oggetti personali.
Il cyberbullismo non caratterizza solo gli adolescenti, purtroppo anche gli adulti risentono di tale fenomeno, in particolare sul luogo di lavoro.
Uno studio, che ha coinvolto ricercatori della University of Sheffield e della Nottingham University, ha evidenziato come su 320 persone che hanno risposto al sondaggio del loro studio, circa otto su dieci aveva vissuto comportamenti di cyberbullismo almeno una volta negli ultimi sei mesi. I risultati hanno anche mostrato che un 14-20 per cento li ha vissuti almeno una volta alla settimana, con un’incidenza simile al bullismo tradizionale.
Ma quali sono le conseguenze sul lungo termine del bullismo?
Essere vittime di episodi di bullismo da bambini è spiacevole nellimmediato, ma costituisce un fattore che aumenta il rischio di sviluppare diverse tipologie di disturbo oltre che nell'infanzia e nell'adolescenza anche nell'età adulta.
Ciò che numerosi studi hanno evidenziato è che le vittime di bullismo nel passaggio dall'adolescenza alla giovane età adulta continuano a presentare in misura rilevante disturbi quali agorafobia, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo da attacchi di panico, dipendenza, psicosi e depressione.
Ciò che invece è ancor meno noto è che non solo essere vittime di bullismo aumenta la probabilità dell’insorgenza di disturbi, ma anche l’essere bulli.
Infatti, per coloro che in passato sono stati sia vittime che bulli (una vittima che è diventata a sua volta bullo o che presenta nello stesso tempo comportamenti di bullismo) incorre il rischio di sviluppare disturbi depressivi, disturbi da attacchi di panico, agorafobia (solo nel caso delle femmine) e un aumento di rischio suicidario soltanto in relazione al genere maschile.
Per coloro che invece hanno caratterizzato il loro passato esclusivamente con il ruolo di bullo vi sarebbe un maggior rischio di sviluppare un disturbo antisociale della personalità.
(fonte StateofMind.it)
Come si può intervenire a livello locale per sensibilizzare sull'argomento?
La situazione strutturale è sicuramente quella di allestire specifiche attività presso i servizi sociali volte al contrasto del bullismo; ma tutti i processi per giungere ad una piena collaborazione tra i servizi scolastici ed educativi ed i servizi sociali passa attraverso una maggiore consapevolezza della tematica e dell'urgenza del problema.
Molti comuni hanno però unito due problematiche: quella del decoro urbano e quella della sensibilizzazione verso una lotta che ci coinvolge tutti.
Il principio è semplice, secondo la teoria dei vetri rotti quando un edificio ha un vetro danneggiato, pian piano, anche tutti gli altri subiranno la medesima sorte fino a creare il degrado completo di quell'edificio.
Se proviamo per un attimo ad immaginare la nostra società come un enorme edificio è pacifico che dobbiamo avere a cuore l'interesse di tutti e la tutela di tutti.
Pertanto molti comuni hanno deciso di istituire la "panchina gialla" un luogo dove è più facile portare l'attenzione sul problema ed al contempo sensibilizzare la collettività che solo tutti insieme si va avanti.
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