- 7 mar 2022
- Tempo di lettura: 2 min
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I #NEET, ovvero i giovani “Not in Education, Employment or Training” sono tutti quei ragazzi rimasti esclusi sia dal mondo della formazione che da quello del lavoro: non studiano, non frequentano corsi di formazione e non hanno lavoro.
La Provincia di #Bolzano non è esclusa dal fenomeno, infatti tra i 15 e 29 anni la quota dei NEET arriva all'11,1%, circa 7.600 ragazzi che non sono impegnati in nessuna attività lavorativa o di studio. Si tratta di ragazzi e famiglie cadute nell’apatia, sfiduciate dalle istituzioni e che non intravedono speranze per il futuro.
A gravare su questi casi preoccupanti, è stato l’avvento della pandemia che ha costretto la chiusura di scuole, attività e servizi per i cittadini e ha portato a una #crisi sociale oltre che economica. Questa situazione di incertezza e precarietà generale ha compromesso la facoltà da parte dei giovani a sviluppare la loro socialità.
Uno degli aspetti chiave che permette di comprendere l’#urgenza di affrontare questa situazione è proprio l’ambito sociale: tutti i giorni vediamo sui giornali notizie relative alle aggressioni in pubblico tra ragazzini/e di svariate età che non avendo una “valvola di sfogo” scatenano la loro rabbia-tristezza-angoscia-frustrazione attraverso delle risse organizzate.
Le #politiche relative all’inserimento dei NEET hanno un impatto che indirettamente incide sull’aspetto sociale dell’individuo e devono essere affrontate con risolutezza ed urgenza.
Per questo motivo, abbiamo presentato una mozione per incoraggiare la politica e le istituzioni provinciali a intervenire prontamente sul sistema della formazione dei giovani, sul welfare state e sul mercato del lavoro, per arginare questo #fenomeno che si è estremizzato nel periodo della pandemia.
Per questo abbiamo proposto di #sensibilizzare la cittadinanza, soprattutto la fascia dei più giovani, sulla gravità del fenomeno dei NEET, organizzando sportelli ed eventi nelle scuole o nei vari centri in cui si ritrovano. Inoltre sostenere e aiutare, anche con l'aiuto delle loro famiglie, di assistenti sociali, educatori e di psicologi della scuola tutti i giovani NEET, affinché ritrovino nuovamente la motivazione di riprendere i propri studi e possano uscire dall'esclusione sociale. Infine ripristinare appieno le alternative attraverso i corsi professionalizzanti del Fondo Sociale Europeo (FSE), che attualmente sono stati dimezzati.
Purtroppo, la mozione è stata bocciata, ma ci allieta la notizia che dopo aver presentato la nostra proposta, in Italia il governo nazionale ha ora adottato il “piano NEET” per ridurre il problema dell’inattività giovanile attraverso una campagna di sensibilizzazione.
Sensibilizzare, informare e sostenere attivamente, questo era il nostro invito che la Giunta ha rifiutato poiché valutato non compatibile con le priorità attuali, spostando in secondo piano la gravità di questo fenomeno che in realtà incide in maniera vitale sul funzionamento economico del nostro territorio.
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della mozione depositata:
- 1 feb 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 3 feb 2022
La mancanza di attivazione di percorsi abilitanti a solo scapito dell’intendenza italiana, dipende soltanto dalla non volontà politica del direttivo

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LA SITUAZIONE:
In Alto Adige/Südtirol esiste un nutrito gruppo di insegnati precari, alcuni dei quali insegnano nelle scuole della provincia anche da oltre 15 anni, essi si sono abilitati prima del 2009 (quando esisteva la SSIS) ma non sono stati stabilizzati ed è stata impedita loro persino la mobilità, in seguito all'emanazione della legge sulla “Buona” scuola, perché non si trattava di un'esigenza della scuola in lingua tedesca.
Molti altri docenti precari in servizio da anni in provincia di Bolzano, non hanno nemmeno avuto la possibilità di abilitarsi ed accedere ad un ruolo che possa dare sicurezza e stabilità alle loro vite.
Ad agosto di ogni anno, questi insegnanti precari attendono un incarico, che li destina il più delle volte in una scuola di un comune a caso della nostra provincia, ma è una chiamata che potrebbe anche non arrivare e che condanna a vivere nell'ansia.
Come già risaputo da oltre 3 anni, una norma di attuazione del 2018 (Art.12bis DPR 89/1983) assegna la competenza per tutti i percorsi di formazione iniziale di ogni ordine e grado scolastico per tutti e tre i gruppi linguistici della Provincia, da attivare attraverso la LUB.
La scuola tedesca e ladina si sono mosse all’istante attivando nel 2019 dei percorsi straordinari per stabilizzare i docenti con anni di servizio e dal 2020 dei percorsi abilitanti a regime presso la LUB, mentre la scuola italiana, pur essendo compresa in questa norma di attuazione, era rimasta e rimane tuttora immobile.
Nonostante sia fatto obbligo di osservare le norme di attuazione, alle nostre molteplici interrogazioni e mozioni, è stato risposto all’inizio che non si potevano attivare questi percorsi abilitanti, né bandire dei concorsi, perché mancava il naturale filtro linguistico. In un secondo momento, concretizzandosi con una tale risposta una oggettiva discriminazione linguistica, ed avendo noi proposto un percorso limitato ai soli iscritti nelle graduatorie provinciali, si è prima ricorsi al pericolo di incostituzionalità ovvero impugnazione per questa limitazione territoriale e poi si è temporeggiato e perseguito una strategia degli annunci a vuoto.
Nel frattempo, la Provincia di Trento, che addirittura non gode di questa legge esclusiva, ha bandito recentemente un concorso straordinario abilitante per tutte le classi di concorso, ma limitato agli iscritti nelle graduatorie della provincia di Trento. Questo ha smentito nei fatti l’assessore provinciale quando dichiarava che un tale concorso non si poteva fare in quanto sarebbe stato impugnato. Alla richiesta di far partecipare i docenti di Bolzano al concorso di Trento è stato risposto che ciò non era possibile. Apprendiamo invece ora che la facoltà di Scienze della Formazione della Lub riserva per il prossimo anno accademico la metà dei posti previsti per i corsisti italiani ai colleghi della provincia di Trento. Questo è possibile.
IL NOSTRO CONTRIBUTO
Più volte abbiamo sostenuto i reclami sopraggiunti dal gruppo degli insegnanti precari della scuola italiana di Bolzano affinché si potesse arrivare ad una equità, non solo per quanto riguarda l’avviamento dei PAS e dei percorsi abilitanti per i docenti in lingua italiana che risolverebbero il problema del precariato, ma anche per altre problematiche discriminatorie insorte negli ultimi anni.
Dopo vari tentativi di contestazione, il nodo sembrerebbe meramente politico. Per questo motivo, a fine settembre 2021, abbiamo presentato un'interrogazione per chiedere perché la nostra provincia non bandisse immediatamente un concorso analogo a quello di Trento (che non gode dell'art. 12 bis)
La risposta a questa recente interrogazione è stata gravissima, in entrambe le motivazioni addotte:
1. “Ci si richiama al MIUR (Ministero dell’istruzione) per ottenere una ‘intesa’ non ancora arrivata.” Questa è una dichiarazione molto grave nell’ottica della nostra autonomia!
Quando mai ricevuta una competenza esclusiva su una materia (quella della formazione iniziale) si chiede ancora un’intesa con il Ministero?
Anche il Ministero ci ha confermato che non serve nessuna intesa e che la Provincia di Bolzano, sempre ai sensi della famosa norma di attuazione del 2018 (Art 12bis), può attivarsi autonomamente per individuare la propria formazione iniziale. Questa interpretazione era stata ribadita anche in una nota della FLC della CIGL, che sottolineava espressamente “non è prevista alcuna intesa con il Ministero”.
2. Vettorato dichiara nero su bianco che l’università nega al momento l’autorizzazione ai percorsi. Fatto gravissimo se confermato, visto che non può negare un accordo stabilito per legge.
Questo nonostante una nota della provincia di agosto prospettasse un accordo con la LUB a settembre, che dava sostanzialmente il via libera a questi percorsi. In realtà, interpellata la LUB, ci è stato comunicato che nei loro corsi di formazione vi possono partecipare tutti quelli che hanno i requisiti di accesso generali, assolutamente non connessi all’appartenenza di un gruppo linguistico determinato, quindi aperti a tutti. La mancanza di attivazione di percorsi supplementari dipende soltanto dalla non volontà dell’intendenza.
L'Assessore è stato smentito in entrambe le motivazioni addotte per giustificare il ritardo nel far cessare la discriminazione, una vera e propria presa in giro per gli insegnati precari italiani! Anziché tutelare gli insegnanti della scuola italiana, si sono firmate delibere che mirano alla stabilizzazione degli insegnanti precari degli altri gruppi linguistici e non attuano per la scuola italiana quanto previsto dalla nostra Autonomia.
Un altro punto molto importante dell’interrogazione era quello di prospettare una apertura di dialogo con Trento affinché anche agli iscritti alle graduatorie di Bolzano fosse possibile partecipare al bando trentino. Questo era già stato fatto nel 2014, con un accordo che aveva appunto permesso agli insegnanti altoatesini di partecipare al bando di allora.
Se non ci sarà un accordo, il pericolo è quello che consentirà agli insegnati abilitati a Trento di iscriversi alle graduatorie di Bolzano ed anticipare tutti gli iscritti non abilitati, prendendosi tutti quei ruoli non assegnati per mancanza di abilitati, che nella nostra provincia sono molti.
Infine, l’assessore ha dichiarato che sarebbe stato bandito un concorso del quale ancora non vi è traccia e che comunque – ci ha tenuto a precisare - sarà solo per poche persone e materie. Ancora una volta, quindi, l'assessorato vuole impedire parità di trattamento ai docenti della scuola italiana.
Per tutti questi motivi riteniamo si debba bandire immediatamente un concorso identico a quello di Trento per permettere a tutti i docenti in attesa di abilitazione di poterla ottenere. La Provincia può e deve farlo in virtù della delega ricevuta nella formazione dei docenti!
Adesso siamo già nei tempi supplementari, se vi è realmente la volontà di stabilizzare i docenti precari della scuola italiana va fatto subito, altrimenti con la riapertura delle graduatorie prevista solo in provincia di Bolzano, saranno definitivamente scavalcati dai docenti provenienti da altra provincia e dai colleghi ladini che, abilitatisi grazie ai percorsi preclusi agli italiani, ora possono iscriversi nelle graduatorie della scuola italiana.
L'INCONTRO CON BARBARA FLORIDIA, SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER L'ISTRUZIONE M5S
Dopo aver ricevuto risposte poco esaurienti, abbiamo organizzato un incontro presso il Ministero dell’istruzione a Roma con Barbara Floridia, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, per analizzare insieme i punti salienti e trovare una soluzione in merito.
Qui sotto elencate le tematiche trattate relative alla scuola in lingua italiana:
- Attivazione PAS per gli insegnanti della scuola italiana
- Aumento proporzionato dell’organico dei docenti di sostegno e di materia
- Introduzione della Carta del Docente anche in Alto Adige.
Durante l'incontro, il Consigliere provinciale M5S Diego Nicolini si è confrontato con la sottosegretaria Barbara Floridia per delineare un piano d’azione congruo alle esigenze presentate. La riunione è stata molto produttiva e ha dato una spinta in più per il raggiungimento della parità di diritti all’interno delle istituzioni scolastiche in Alto Adige-Suedtirol poichè la scuola italiana deve avere pari opportunità e non dev’essere soggetta a manipolazioni di interesse politico perchè chi ne risente sono sempre i cittadini.
IN CONCLUSIONE
I mesi di mobilitazione del coordinamento degli insegnanti precari di Bolzano insieme al Consigliere provinciale Diego Nicolini, sono finalmente risultati utili: l'11 novembre 2021 è arrivato l’ennesimo intervento richiesto da Roma: grazie all'interrogazione presentata in Senato dai Senatori del MoVimento 5 Stelle Vanin, Anastasi, Trentacoste, Montevecchi, si è chiesto al Ministro dell'istruzione se sia a conoscenza della situazione discriminatoria della scuola italiana in Alto Adige Südtirol e quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere al fine di avviare le opportune verifiche e adottare i necessari atti per ripristinare la parità di trattamento tra docenti.
Speriamo che i PAS e i percorsi abilitanti per i soli docenti delle scuole tedesca e ladina, fonte di discussioni che hanno contribuito soltanto ad alimentare la discriminazione sociolinguistica allontanandoci dall’ideale modello europeo di integrazione culturale, siano finalmente un capitolo chiuso.
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- 11 giu 2021
- Tempo di lettura: 2 min
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“Il DM 9/11/2015, oltre ad individuare nel Ministero della salute le funzioni di organismo statale per la coltivazione della cannabis, contiene un allegato tecnico rivolto a medici e farmacisti per consentire l'uso medico della cannabis in maniera omogenea in Italia.
Presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (d'ora in poi denominato SCFM), dopo aver conseguito le certificazioni GMP, è coltivata e distribuita la Cannabis FM2 secondo i quantitativi e le modalità stabilite dal Ministero della Salute.
La distribuzione è destinata alle farmacie per l'allestimento di preparazioni magistrali a base di cannabis FM-2 dietro presentazione di prescrizione medica non ripetibile. La convenzione prevede che la distribuzione alle farmacie avvenga sotto la responsabilità dello SCFM, ad un prezzo di euro 6,88 al grammo, IVA esclusa.
Per soddisfare il fabbisogno interno però, la produzione del solo SCFM (che dovrebbe arrivare a 200 kg annui a regime, rispetto ai 50 iniziali) non basta, perciò l’Italia ricorre all'importazione dall'Olanda e dalla Germania.
Come si è dimostrato nella nostra piccola realtà, in Alto Adige il fabbisogno di cannabis terapeutica per il 2018 è stato stimato in circa 10 chilogrammi, un chilogrammo è arrivato da Firenze, il resto dall'Olanda. Il costo che è stato stimato a carico del servizio sanitario provinciale è di circa 250.000 euro! (quota approssimativa)
Da queste notizie di cronaca si è verificato che la quantità stimata era insuficiente per soddisfare il fabbisogno dei pazienti.”
Questo è un piccolo estratto della nostra mozione che è stata approvata dal consiglio provinciale nella seduta del 15/05/2018.
Oggi la nostra richiesta per la produzione locale della cannabis terapeutica in Alto Adige-Südtirol, giace in un cassetto ed i malati cronici aspettano ancora.
Insoddisfatti da questa inosservanza, a maggio di quest’anno (2021) abbiamo interrogato la Giunta provinciale sull'avanzamento della richiesta che Impegnava a verificare se sia possibile eseguire i passaggi necessari per la coltivazione e distribuzione della cannabis con finalità terapeutica in territorio provinciale attraverso il centro di sperimentazione a Laimburg.
A quanto dichiara la giunta provinciale il Ministero della salute non si è ancora espresso a riguardo e la nostra richiesta è stata dunque temporaneamente bloccata.
La faccenda rimane un mistero, quello che è certo è che Noi del MoVimento ci batteremo per la legalizzazione della coltivazione di Cannabis per uso terapeutico che contribuisce ad alleviare il dolore cronico per chi soffre di sclerosi multipla ma non solo, anche per chi è sottoposto a cure di chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV e per le persone alle quali sono stati diagnosticati altri gravi disturbi.
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